Tra il cuore e la mente, AU, verde, triste

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celena86
view post Posted on 4/9/2008, 20:38




Bhe..inauguriamo la sezioneXDXD..e chi ci pensa se non cleenaXDXD
ok..questa ficcy l'avevo scritta verso giugno..ehm...diciamo che l'ho scritta di gettoXD quindi non fateci caso agli errori e tuttoXDXD
comunque è a libera interpretazione-_^


tra il cuore e la mente



Non ho mai capito perché la gente mi evitasse, anch’io ho due braccia e due gambe e allora, perché tutti mi evitano? Ho capelli biondi come il sole d’estate e gli occhi azzurri come il cielo sereno mentre loro hanno gli occhi scuri come la notte più profonda e i capelli come fili d’ebano.
Sono i colori che cambiano, ma anch’io sono una persona e allora, perché mi evitano?
-Perché sei diverso
Chi è? Di chi è questa voce che mi parla? Mi sembra tanto vicina eppure tanto lontana. Chi sei? Fatti vedere!
-Hai paura forse? Paura del buio, paura di stare da solo?
Come faccio ad avere paura di stare da solo se in realtà lo sono sempre stato?
-Non è vero, tu non sei mai stato solo, al tuo fianco ci sono persone che ti hanno sempre voluto bene, sei tu che non te ne sei mai accorto, guarda con i tuoi occhi.
In questo spazio tutto buio all’improvviso una luce che riporta scene della mia esistenza. Un ragazzo biondo, ma sono io!
-Già sei proprio tu, guarda meglio, c’è qualcun altro con te.
È vero ci sono altri quattro ragazzi. Ma sono Giacomo, Alessio, Andrea e Francesco!
-Esatto! Dimmi, chi sono loro per te?
Chi sono loro per me?! Sono…
-No, non dirlo. Te ne potresti pentire.
Non è vero, non me ne pentirò mai.
-Pensaci bene. Loro ti hanno fatto ridere, ti hanno cambiato la vita e sono stati al tuo fianco, pensaci bene…chi sono loro per te?
Non penso che amici sia la parola giusta per definirli.
-Invece lo è! Loro ci sono sempre.
Loro non ci sono mai nei momenti giusti.
-Allora presentati tu nel momento giusto.
Ma loro non sanno che io in realtà mi sento triste e debole.
-Allora diventa forte e sorridente.
Sono stufo di fingere, non ho bisogno di persone che non comprendono la mia vera natura.
-Allora sii più aperto e ti capiranno.
Non capiranno mai.
-Dai a loro un’opportunità.
Ne ho già date troppe di opportunità!
-Abbi fiducia in loro!
Come posso! È impossibile!
-Allora facciamo un patto. Risvegliati da questo coma, dai a loro un’altra opportunità, se sbagliano ancora, io mi fermerò.
Ci sto, ma questa è l’ultima volta.

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In una camera d’ospedale giaceva su un letto un ragazzo biondo, tranquillamente addormentato. Ciò che non sapeva il ragazzo era che stava per ricevere delle visite, infatti, un gruppo di quattro ragazzi era appena entrato in ospedale.

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-È ora che tu ti risvegli, li senti? Loro sono al tuo fianco.
Devo proprio?
-Sì, devi farlo.
E va bene, tanto so già come andrà a finire.


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AL: “Ma si risveglierà alla fine?”
AN: “Non dire stupidaggini, Alessio! Ovvio che si risveglierà!
G: “Bisogna solo saper aspettare, una persona non si risveglia con uno schiocco delle dita!”
F: “ Quel che ha detto Giacomo è vero quindi fate silenzio, siamo in una camera d’ospedale!”

Mentre i quattro ragazzi battibeccavano, il ragazzo biondo stava lentamente aprendo i suoi occhi.

AN: “Enrico! Finalmente ti sei risvegliato!”

Il biondino li stava fissando. Era un po’ incredulo alle figure a lui davanti, ma la voce dei suoi compagni lo ridestò dal suo come istantaneo.

F: “Come ti senti Enrico? Tutto bene? Qualcosa non va?”
AL: “Smettila Francesco! Lo stai assillando di domande!”
F: “È vero, scusa! Ma…come stai?”

Enrico attesa un attimo prima di rispondere: <<non sarò più il ragazzo sorridente di una volta, non sarò più io a dover abituarmi a voi, d’ora in poi sarà una corsa contro il tempo>>.

E: “Mi sento meglio, grazie”. Il ragazzo rispose con tono pacato e i suoi occhi non esprimevano nessun sentimento. I suoi quattro amici rimasero un attimo interdetti da questo comportamento mai visto prima in lui. Ma pensarono solo che fosse dettato dalla stanchezza. I ragazzi rimasero per un po’ a fare compagnia a Enrico finché questi non disse loro di andarsene. Senza una parola i ragazzi obbedirono.
Sulla strada del ritorno si ritrovarono a pensare a quanto fosse stata strana la reazione di Enrico.

AN: “Non vi è sembrato strano Enrico?”
AL: “È vero! Di norma ride sempre, ma questa volta è stato freddo e distaccato”.
G: “Non dite così, forse è solo stanco!”
AN: “Sì, ma anche le volte in cui era stanco, mica faceva così!? Che ne pensi Francy?”

L’interessato non rispose, fece semplicemente spallucce perché troppo preso dai propri pensieri:<<non sarà mica questo il suo vero carattere?>>.
Quella sera e per tutta la notte Francesco continuava a pensare alle sue ipotesi finché non si addormentò.
Intanto in una stanca d’ospedale, beatamente addormentato stava Enrico.

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-Perché hai cambiato atteggiamento?
Perché io sono così.
-Non è vero! Puoi mentire a chi vuoi, ma non a me.
Anche tu sbagli.
-Ma non su questo.
Invece hai sbagliato, quante volte ho avuto dei forti istinti omicidi?
-Non saprei.
Vedi, tu non sai tutto di me, soprattutto tu non sai come sono io. La tua vittoria è ben lontana.

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I giorni si susseguirono velocemente ed Enrico era stato dimesso dall’ospedale. Ora era pronto per fare ritorno a scuola e dai suoi amici.
Durante questi giorni, però, Francesco non aveva smesso di pensare alla sua ipotesi e un giorno decise di dirlo anche agli altri

AN: “Ma sta scherzando spero?! È una cosa assurda!”
AL: “Ha ragione Andrea, tu vuoi che quel pasticcione sempre allegro di Enrico sia in realtà freddo e distaccato? Ma è assurdo!”
F: “Invece secondo me è possibilissimo”
AN: “E cosa ti fa essere tanto sicuro?”

Francesco attese un attimo prima di rispondere: “Non lo so”. Rispose in un flebile sussurro.

AN: “Allora! Non c’è da preoccuparsi, vedrai che lunedì, quando tornerà a scuola, sarà di nuovo come prima!”
AL: “Dai, che è tutto apposto!”

Invece Giacomo non era del tutto tranquillo, infatti, dopo che Andrea e Alessio erano andati via, aveva detto la sua a Francesco.
G: “Sai che la penso anch’io come te?! Ci sono delle volte che sembrava triste. I suoi occhi erano persi in chissà quali pensieri”
F: “Quindi anche tu la pensi come me! Bene, ma ora cosa possiamo fare?”
G: “Vediamo lunedì e poi andiamo a parlargli”

I due amici si misero d’accordo. Avevano intenzione di sistemare a tutti i costi la questione, non volevano lasciare in sospeso questa faccenda, soprattutto se in questa faccenda centrava il loro migliore amico.

La mattina Enrico si svegliò alla solita ora. Dopo la preparazione uscì di casa per dirigersi a scuola e lungo il cammino incontrò molti dei suoi compagni di classe che s’informarono sulle sue condizioni. Lui rispondeva con un sorriso e faceva finta che nulla fosse cambiato. Arrivato davanti a scuola, vide i suoi quattro amici e lì il suo comportamento s’indurì all’istante. Andrea e Alessio nel vederlo gli corsero incontro mentre gli altri due rimasero fermi aspettando che fosse Enrico ad andare da loro.
E:<<ma perché iniziano già a comportarsi in questa maniera? Ed io che speravo in un momento di pace per almeno le prime due ore di scuola, invece nemmeno quello>>
AN: “Ciao Enrico! Finalmente ti rivediamo a scuola! Come stai?”
E:”bene, grazie!” - <<devo sforzarmi di sorridere e a fare finte di niente, come nulla fosse accaduto e comportarmi come sempre>>.
Infatti il biondino si buttò addosso ai suoi amici e con il suo solito modo di scherzare chiese come andava e gli aggiornamenti di questo suo mese di assenza.
In lontananza Giacomo e Francesco guardavano la scena, ora più turbati di prima.

G: “Non è possibile! Come fa passare da un carattere all’altro come se niente fosse!”
F: “Mi stupisco pure io. Ho subito notato il suo sguardo di ghiaccio appena ci ha visti, ma all’improvviso è tornato sereno e ora ride e scherza con quei due scemi. Non ci posso credere! Giacomo dobbiamo agire in fretta se non vogliamo che la situazione peggiori.”
L’altro gli diede corda e raggiunsero i tre che stavano festeggiando a modo loro. Mantennero un comportamento più naturale possibile.

Le ore di scuola passarono in tutta tranquillità, tra una battuta e l’altra di Enrico e un battibecco suo con i professori, le ore volarono. Era arrivato l’intervallo.
Enrico non si muoveva dal suo banco. Era stanco e una strana sensazione lo stava invadendo. Si sentiva strano e anche debole, ma non voleva dirlo.
Giacomo e Francesco passano molto tempo assieme per discutere sul da farsi riguardo a Enrico. Non riuscivano a venire a capo di nulla, ma alla fine decise che parlargli direttamente sarebbe stata la soluzione più semplice tra tutte. Quindi decisero di tornare in classe per cercare Enrico.

In classe il biondino era ancora immobile al suo posto, mentre il resto dei suoi compagni erano tutti scesi al bar per prendere da mangiare.
<<non riesco a muovermi, mi sento strano. Cos’ho?>>. Enrico provò ad alzarsi, fece in tempo a vedere due figure entrare in classe che svenne.

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-Sei molto sleale se continui in questa maniera!
In cosa io sarei sleale! La scorsa volta mi dici che quel comportamento non è da me, ora eccomi. Sono come mi vuoi.
-Allora proprio non lo capisci vero?
Che cosa dovrei capire io? Cosa c’è da capire!
-Ci sono tante cose che non riesci a capire ragazzo. Sei talmente preso per te stesso che non noti nemmeno i cambiati negli altri e soprattutto nel tuo corpo stesso. Stupido moccioso. Ti sei danneggiato.
Mai e poi mai io abbasserò la mia testa. Dici che io non ho capito, bene allora ti dimostrerò il contrario! Dici che non ho notato il cambiamento, invece l’ho notato. Eccome se l’ho notato. Ho visto Francesco così come ho visto Giacomo, hanno capito loro due. Hanno capito ciò che non va in me, mentre io del mio corpo non me ne preoccupo. Se non reggerà lo sforzo pazienza, vuol dire che la nostra scommessa finirà in parità.
-Come puoi prendere alla leggere una cosa del genere!
Zitto! Non sei la persona giusta per dirmi una cosa del genere. Ora quello che non capisce sei tu! Ho il corpo danneggiato, è vero, ma sai quel’è il punto più danneggiato? Sai rispondermi?
-È l’intero tuo corpo, per quanto è mal ridotto come si può dire qual è la parte più fortemente lesa?
Ecco perché ho detto che sei la persona sbagliata per dirmi delle cose del genere. Risponderò io per te. Il punto più danneggiato è il mio cuore stupido! Ovvero sei tu!

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Francesco e Giacomo erano arrivati in classe, appena varcarono la soglia, videro davanti a loro Enrico cadere al suolo. Subito corsero a soccorrerlo. Fu portato immediatamente in infermeria, ma la dottoressa li aveva avvertiti che le condizioni di Enrico erano ben più gravi di quel che si potesse immaginare. Fu allora chiamata un’ambulanza ed Enrico fu nuovamente ricoverato all’ospedale.
I due amici provarono a chiamare sia Andrea sia Alessio, ma entrambi erano irraggiungibili. Per quel giorno rimasero all’ospedale per accertarsi delle condizioni di Enrico.

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-Io continuo a non capire, perché sono io!?
È vero che tu sei parte di me così come io sono parte di te. Ciò che penso tu lo sai, ma non sai ciò che provo, perché i miei sentimenti sono chiusi in te, capisci. Tu non capisci te stesso, così come io non mi capisco.
-No! Non può essere, io ho perso quindi?
Non penso, tu non ti capisci, così come io non capisco me e poi i miei amici per me non esistono, o meglio io non esisto per loro.
-Ma non è vero e tu lo sai che non è vero!
Non so più nemmeno io cosa pensare, sono stanco e sono senza forze. Ti prego posso rimanere qua?
-Penso che ogni tanto farci compagnia a vicenda ci faccia solo bene.
Grazie.
-Dovrei essere io a ringraziare te.

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F: “Ma il dottore non aveva detto che non era niente di grave? Allora perché Enrico non dà cenno di risvegliarsi?”
G: “Non saprei nemmeno io, ma la cosa inizia a preoccuparmi e non poco”.
Fuori il sole stava tramontando e i due amici erano ancora all’ospedale, seduti vicino al letto dove stava Enrico. Erano preoccupati e si sentivano inutili: il loro migliore amico era lì, in chissà quali condizioni e non dava cenno di risvegliarsi e loro non potevano fare niente. Erano impotenti.
A un certo punto la loro attenzione fu attirata dal macchinario cui era attaccato Enrico. I battiti del cuore del paziente si stavano facendo irregolari. La cosa preoccupò i ragazzi che corsero a chiamare i dottori.

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Perché è tutto così buio?
-Questa è la parte più remota della tua mente.
Quindi dal cuore siamo passati alla mente.
-Esatto. Siccome abbiamo capito cosa non va in me, ora dobbiamo sapere cosa non va in te. Almeno dobbiamo trovare la strada migliore da percorrere entrambi.
Ma esattamente, cosa devo fare?
-Niente, vivi la vita.
Non penso di seguirti. Devo seguire la vita? Cioè?
-Lo scoprirai presto. Ma ricordati non seguire né la mente né il cuore. Segui il corso della vita. Questo deve essere solo un arrivederci.
Cosa?! Aspetta!

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I primi raggi del sole andavano a posarsi sul viso di un ragazzo biondo che dormiva beatamente. Lentamente egli aprì gli occhi a causa del suono della sveglia dovette alzarsi. Doveva preparasi per la scuola e doveva anche sbrigarsi se non voleva fare tardi.
Stava comodamente seduto in cucina per la colazione quando qualcuno busso alla porta di casa. Allegramente si diresse verso l’entrata per aprire, sicuro di chi si sarebbe ritrovato davanti.
Aprì la porta e subito qualcuno gli si buttò al collo

AN: “Buongiorno bello addormentato!”
E: “Non sparare cavolate Andrea! Già di prima mattina! Bhe mi potrei accontentare, almeno sono il BELLO addormentato disturbato dal cattivo e brutto orco!”
AN: “Brutto…se ti prendo, ti uccido!”.
Andrea iniziò a rincorrere Enrico per la casa, mentre altri tre ragazzi guardavano la scena senza speranze.
G: “Siccome quei due sono impegnati, entriamo in casa, ci sediamo a tavola e facciamo colazione”
F: “Buona idea. Noi entriamo!”
AL: “Permesso!”
G: “Non penso ci sia bisogno di essere tanto educati, tanto Enrico non ti sentirebbe nemmeno, è troppo impegnato su altre frontiere!”
I tre si accomodarono, come detto, in cucina per la colazione. Dopo circa dieci minuti abbondanti Enrico tornò con un Andrea sfinito e tenuto per il colletto.
E: “Sì, ma voi tre tranquilli!”
F: “Certo, tranquillo Enrico! Sappiamo nutrirci da soli!”
E il gruppo di ragazzi tra una battuta e l’altra passarono la loro pausa prima della scuola
A scuola durante le lezioni ognuno era perso per i propri pensieri e solo Francesco riusciva a seguire la lezione. I professori li avevano divisi di banco perché troppo casinisti. Ognuno di loro era stato spostato a un angolo della classe e il quinto era al centro. Erano molto distanti gli uni dagli altri, ma questo non impediva a loro di comunicare e ogni tanto di combinarne una.
Enrico, che era al centro, iniziò a guardare il cielo perdendosi nei suoi pensieri:<<perché penso che ci sia qualcosa di sbagliato a tutto ciò?>>.
Finalmente la campanella del pranzo suonò e tutti corsero in sala mensa. I cinque amici fecero con calma, sicuri che il loro tavolo fosse libero, infatti così era.

G: “Ti vedo pensieroso Enrico. Qualcosa non va?”
L’interessato, come risvegliato da un sonno, rispose: ”No, non penso, non credo”
AN: “Ma sì cosa ti preoccupi Giacomo! Tanto lui non ha cervello per pensare!”
E: “Che cosa hai detto!” lo fulmino il biondino con lo sguardo, pronto a saltargli addosso se avesse osato conferma ciò che aveva detto.
AN: “Cosa? Io? Niente!” disse con finto sguardo angelico.
Mentre gli amici battibeccavano, una ragazza bionda con grandi occhi azzurri si stava avvicinando al tavolo dei ragazzi che appena la videro, si ammutolirono all’improvviso.
E: “Ragazzi perché vi siete ammutoliti?”. Tutti e quattro puntarono la figura dietro di lui.
Quando Enrico si girò, incontrò uno sguardo magnetico e s’immerse in due occhi azzurri come i suoi:<<questa ragazza è come me. Perché mi fa questo effetto? Ho come la sensazione di conoscerla, eppure io non l’ho mai vista prima>>.
La ragazza vedendosi fissare a quel modo, cercò di prendere parola: “Tu sei Enrico, giusto?”
E: “Sì, sono io. Cerchi me?”
L: “Sì, cerco proprio te. Il mio nome è Luisa e avrei una cosa importante da dirti. Potesti seguirmi un attimo?”.
I ragazzi, che fino a quel momento erano stati zitti, presero parola.
AN: “Sicuro che cerci lui? Se vuoi ci sono pure io!”
AL: “Ma se non ti va bene nemmeno lui, ci sono anch’io!”
G: “Se state zitti voi due fate più bella figura”
E: “Smettetela ragazzi! Comunque Luisa, per cosa hai bisogno? Possiamo parlarne anche qui”
L: “No. È una questione importante, quindi per favore, seguimi!”
F: “Dai Enrico, non si tratta così una ragazza, vai!”
E: “E va bene!”
I due biondini si allontanarono dalla mensa per raggiungere il terrazzo.

L: “Sei sicuro di ciò che stai facendo? Sei proprio sicuro di non sapere chi sono io?”
E: “Scusa, ma non riesco a seguirti”
L: “Non posso darti spiegazioni, ma io spero con tutta me stessa che tu riesca ad uscire da tutto questo, ricordati le mie parole. Non seguire né la mente né il corpo. Segui il corso della vita”.
La ragazza con passo lento se ne andava mentre Enrico era rimasto un po’ scioccato da quelle parole:<<dove le ho già sentite? Perché più ci penso e più mi viene mal di testa? Su cosa vi stava avvisando al ragazza e che cosa significavano le sue parole? AH! Non ci capisco più niente!”.
Il ragazzo camminava diretto verso la classe, ma quelle domande lo assillavano a tal punto che andava a sbattere contro qualsiasi persona.
“Enrico torna da noi!”
Il biondino si girò di scatto per non trovare nulla:<<non è possibile, quella frase l’ho sentita, ma qua in giro non c’è nessuno! Sarà la stanchezza>>.

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In una stanza d’ospedale vi erano quattro ragazzi. Tutti con sguardo vuoto verso un unico punto: un ragazzo disteso su un letto.
All’improvviso la porta della camera si aprì: era entrato il dottore.
D: “Ragazzi. Potreste seguirmi nel mio ufficio? Dovremmo parlare delle condizioni del ragazzo di nome Enrico. Basta anche che venga solo uno di voi”. I quattro si guardarono un attimo e poi decisero che Francesco era il più adatto, infatti fu quello che seguì il dottore.

D: “Tu sei..”
F: “Il mio nome è Francesco, dottore. Ora mi dica, in che condizioni è Enrico?”
D: “La spiegazione potrebbe essere molto lunga, ma arriverò al sodo…”
F: “Dottore non mi faccia aspettare, la prego, mi dica!”
D: “in poche parole il tuo amico non si risveglierà più”.

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Il biondino camminava sulla strada di casa quando non fu fermato da Andrea che gli chiese di uscire a divertirsi, ma rifiutò senza un preciso motivo.
A casa non preparò nemmeno la cena, ma si sdraiò sul letto con gli occhi fissi sul soffitto:<<ma cos’ho? Non penso di sentirmi bene. Non penso di essere nel posto giusto, ma cos’è che non va?>>. Dopo pochi pensieri Enrico si diede dello stupido da solo:<<devo essere proprio esasperato per pensare di essere nel posto sbaglio, che stupido che sono! Insomma, cosa vado a pensare? Questo è il mio letto, questa è casa mia, qua ho gli amici, i compagni e i professori. C’è tutto! Allora perché mi sento vuoto. Vuoto di qualcosa che non so definire. Cos’è che ho dimenticato?>>
“questo deve essere solo un arrivederci”
Enrico scattò a sedere:<<questa voce, dove l’ho sentita, cosa significa>> il ragazzo si teneva la testa tra le mani, non ne poteva più di quella sensazione di perdita, si sentiva estraneo a quel mondo e poi le voci che sente di punto in bianco gli metto sempre più agitazione.

La mattina seguente come al solito tranne per un particolare: erano seduti a tavola per la colazione quando all’improvviso Andrea chiese se andava tutto bene ad Enrico.
Il biondino sgranò un attimo gli occhi per la sorpresa:<<da quando in qua Andrea è così astuto? Posso capire ancora Francesco o Giacomo, ma Andrea non si è mai accorto quando qualcosa non andava in me>> - “Cosa intendi dire?”
AN: “Che sembri strano oggi. Ha uno sguardo vuoto e non sembri collegato al pianeta terra!”
G: “Non dire stupidaggini Andrea, lo sia che è sempre così, io non vedo niente di strano in lui”
F: “Infatti, Enrico è come sempre, cos’ha di diverso secondo te?”
AL: “Ha ragione Andrea, sembra più pensieroso del solito”
E: <<ma cosa sta succedendo, ditemi che è uno scherzo questo! Giacomo e Francesco non notano nulla, mentre Andrea ed Alessio mi hanno capito subito? Che scherzo è questo?>>.
Il biondino non rispose, semplicemente fissò i suoi amici con la mascella che cadeva a terra.
Cercò di elaborare velocemente una frase di senso compiuto, ma nulla gli veniva in mente. La sua ragione lo abbandono nel momento peggiore e persino il suo istinto. Semplicemente rimase lì immobile. Gli occhi persi in chissà quale luogo e la mente vuoto seguito da un cuore che sembrava non battesse più.
“Non seguire né la mente né il corpo. Segui il corso della vita”
E: <<come faccio? Il mio corpo non reagisce ai miei comandi, il mio cuore sembra non battere più, come faccio a seguire il corso della vita? Ti prego mente, risvegliati! I miei amici se ne stanno tutti andando! Non voglio rimanere indietro. Io ho paura del buio e ho paura di rimanere solo, quindi non posso permettermi di ammettere con me stesso che mi sento solo, se no sarò ancora più solo, ma qualsiasi cosa io voglia fare, il mio corpo non reagisce, perché!>>
“Questo deve essere solo un arrivederci”
E: <<basta! No ne posso più di queste voci, cosa sono? Chi sono? Vi prego, qualcuno mi risponda! Qualcuno mi aspetti! Qualcuno mi tiri fuori da questo buio! Mi sento mancare! Il mio cuore sta smettendo di battere, piano piano si sta fermando, che qualcuno mi aiuti!>>
Tutto intorno si fece buio. Un’oscurità gelida.

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Mentre i ragazzi stavano osservando il corpo inerme di Enrico, questi iniziò a dare pochi cenni di vita. Le sua dita si stavano muovendo, ma la macchina a cui egli era attaccato stava indicando che i battiti di Enrico non solo si facevano irregolari, ma si facevano anche sempre più lenti e deboli.
F: “No, Enrico! Risvegliati dannazione! Stupido che non sei altro!”
AN: “Ma che sta succedendo perché così all’improvviso!”
I ragazzi preso le mani del loro amico nelle proprie e iniziarono a sussurrare parole.
AL: “Ti prego Enrico! Lotta! Risvegliati!”
G: “Amico mio, non puoi farci questo! Non è da te!”
Calde lacrime scivolarono lungo il viso dei quattro ragazzi. Chi ha mai detto che i ragazzi non piangono? Quelle gocce cristalline stavano proprio scendendo dagli occhi di ragazzi per posarsi sulle mani o sul viso del biondino.

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E: <<non voglio, no che non voglio! Io voglio alzarmi, seguire il corso della mia vita! Voglio tornare a parlare con i miei amici, voglio prenderli a sberle e urlare a loro quanto li ho odiati per la loro assenza, io voglio vivere e urlare a loro quanto mi sento solo. Io voglio…>>.
In quella luce così scura iniziarono ad accendersi leggere luci rosse.
“No, Enrico! Risvegliati dannazione! Stupido che non sei altro!”
“Ti prego Enrico! Lotta! Risvegliati!”
“Amico mio, non puoi farci questo! Non è da te!”
<<ma queste voci, sono loro!>>

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Nella stanza il macchinario segnava un ritorno ad un battito regolare del cuore ed il paziente sembrava essersi calmato.
AL: “Che sollievo! Ragazzi, per ora possiamo tirare un sospiro di sollievo”
F: “Sentite, siamo tutti stanchi per questa settimana così faticosa, è meglio se torniamo a casa a riposare”
AN: “Ma non possiamo lasciare qui Enrico da solo!”
G: “Francesco ha ragione, ragazzi ragionate. Se ci stanchiamo troppo anche noi finiremo male e questo Enrico non ce lo perdonerebbe mai!”
AL&AN: “E va bene”
I ragazzi uscirono da quella stanza ed ognuno tornò a casa proprio con la speranza che il giorno dopo avrebbe potuto rivedere gli occhi azzurri di Enrico.

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-Mi stupisci.
Lo so, sono troppo bravo!
-Non intendevo quello, ma per il fatto che tu ci abbia impiegato così tanto tempo ad accorgerti che in realtà non eri solo, ma che era tutto frutto della tua immaginazione.
È vero, solo ora l’ho capito, ma non è mai troppo tardi. L’ho fatto perché avevo paura di sentirmi solo veramente, quindi mi sono creato l’immagine di una solitudine assoluta e questo, pensavo, che potesse rendermi meno solo di quel che sono veramente, invece ha avuto l’effetto contrario, sono stato più solo di quanto potessi essere. Ora mi pento veramente.
-Come hai detto tu, non è mai troppo tardi, fra poco farà luce. È la tua occasione. Apri gli occhi e dì tutto quello che hai da dire, non devi avere paura di provare sentimenti nuovi, accettali e basta. Non crearti attorno a te un’immagine inesistente di te stesso. Sei quel che sei e vivi come vuoi. Ricordati: non seguire né la mente né il cuore. Segui solo il corso della vita. Penso che sia arrivato il momento di salutarsi.
Grazie, ma ci parleremo ancora, vero?!
Certo, io sono te e tu sei me, ora vai.
Ciao!
-Arrivederci, masoch…


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Enrico aprì lentamente i suoi occhi per poi richiuderli di scatto per la troppa luce. Li riaprì lentamente, un poco alla volta in modo che i suoi occhi si potessero abituare alla luce del sole. Quando si fu abituato, aprì del tutto gli occhi e si mise a sedere:<<è tutto apposto, ora. Gente, sono tornato!>>.
Enrico ripensò alla conversazione avuta con una parte di se stesso: <<penso che dovrei ascoltarlo più volte, però mi sembra che ci sia qualcosa di sbagliato nelle sue parole…un attimo! Sbaglio o mi ha dato del masochista quando mi ha salutato! Questa me la pagherò la prossima volta!>>

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-Sono stato scoperto, spero di non parlaci più per un po’. L’importante è che quella capoccia dura della mente lo abbia capito che non è solo.
Al mondo non si è mai soli, anche quando non c’è una persona al tuo fianco, non vuol dire che si è soli. Una persona nasce per non essere solo, perché verrà sempre accarezzata dal vento, quel vento che porta con sé parole di conforto, parole di gioia e parole di gratitudine, ma anche parole di odio, di rabbia e di tristezza, ma comunque quel vento c’è sempre, in qualsiasi momento, per farci capire che se siamo al mondo è perché siamo ben voluti e che qualcuno ci ha voluti.
Se ti senti solo, alza solo sguardo al cielo, chiudi gli occhi e ascoltami, io che sono il tuo cuore, io che sono la tua mente, io che sono te.

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wanime
view post Posted on 5/9/2008, 19:06




O__O sono arrivata alla prima parte, piano piano la leggo tutta.....
cmq ....stupendaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, come faremo senza di te celena !!! *__*
 
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celena86
view post Posted on 5/9/2008, 20:16




XDXD..grazie grazieXDXD...troppo gentili con me :wub:
 
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wanime
view post Posted on 5/9/2008, 21:07




ecco che fa la modesta
 
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Prue7
view post Posted on 7/9/2008, 09:20




Ho letto la storia tutta d'un fiato e devo ammettere che molte volte mi sono rivista in Enrico... e quindi ho vissuto un po' tutta la vicenda come se un pochino pochino fosse anche mia :) Mi sono piaciute soprattutto le riflessioni finali... e l'esempio del vento l'ho trovato davvero perfetto! Brava! Brava! :lol:
 
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4 replies since 4/9/2008, 20:38   229 views
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